amo che il futuro abbia smesso di esistere ben prima che io potessi averne uno
amo ee cummings che mi ha dato un alibi per snobbare le maiuscole
amo ferlinghetti per essere morto vecchio, e janis joplin per essere morta giovane, e kerouac per essere stato un signore di mezza età che viveva con sua mamma, o così dice la leggenda
amo immaginare che qualcuno mi senta quando prego
quando chiedo perfavore ai morti che mi albergano nel cuore
amo il vento che mi ricorda di essere viva
di provare ad avere coraggio
di tentare il meglio che so
amo l’allegria di soprassalto
amo quando non me ne frega niente
amo pensare di avere perdonato, quando forse ho solo dimenticato
amo la panchina di pietra dove ho immaginato di poter essere felice con te
amo le storie, la cura nel raccontarle, la fatica, la pause, la spudoratezza
amo quel giorno in piazza Vittorio, la luce d’oro dei portici, più di vent’anni fa
amo i cortili assolati su cui le gocce del bucato si asciugano
diventando via via sempre più piccole fino a scomparire
amo l’ottusa testardaggine
di chi non rinuncia a credere
nei miracoli, nei prodigi,
nella fondamentale bontà delle persone
amo gli inquieti e l’inquietudine
amo la luce delle stelle che viaggia fino a me, indifferente al fatto che le stelle possano essere morte da anni senza che io lo sappia mai
amo chi non ho dimenticato
amo chi non mi ha dimenticata
amo l’inchiostro nero e il nastro biadesivo
tutte le lampadine e il mistero dell’elettricità
amo l’estate e immaginare che possa essere infinita
che il suo tepore durerà a lungo
nelle mie ossa che contengono ed espandono il bianco sporco dell’inverno
amo i corpi delle mia amiche, le anche, l’ombelico, il seno, le braccia, le labbra fresche su guance calde, i capelli aggrovigliati dell’elastico abbandonato sul tavolo, le ginocchia piegate sul bracciolo del divano, le ciglia fra i polpastrelli e in fretta esprimi un desiderio
amo l’inganno buono della letteratura
amo la funzione shuffle e la canzone sbagliata al momento giusto, il contraccolpo, incespicare e arrendermi
amo la solitudine e la sua difficile perfezione, amo che mi spaventi, amo che mi consoli
am le verità che diciamo per amore. senza cedere, prendendo la mano per attutire il colpo
amo quel verso di ruby tuesday che dice, lose your dreams and you will lose your mind, ain’t life unkind
amo andarmene e essere inseguita, o attesa, là dove credevo nessuno sapessi sarei tornata
amo sbagliarmi forse solo poco più di quanto io ami avere ragione, a giorni alterni quando piove e cambia la luna e le farfalle migrano, senza soluzione di continuità, definitivamente forse, cambiando idea
amo quella volta in cui qualcuno mi ha detto: il giorno in cui smetterai di arrabbiarti, sarà una perdita per il mondo
amo riconoscere le persone dalle scarpe e dalla calligrafia
amo il gelato ma ancora di più la panna montata e quindi scegliere il gelato diventa una scusa per la panna, per mangiarla e a volte – solo a volte – buttare via il resto, perché la panna era abbastanza
amo quel momento in cui ho aperto la porta e ho sentito i tuoi passi sulle scale
amo le polaroid
amo il cuore selvaggio delle persone che sono state spezzate
amo l’impeccabile pulito nitido sillogismo per cui se ha smesso di esistere il per sempre
anche il mai più ha fatto la stessa fine
amo i viaggi in macchina con i piedi scalzi sul cruscotto e l’autostrada e il caldo del sole sui polpacci, addormentarmi
essere certa che arriveremo sani e salvi
ma non subito
amo che nina berberova abbia scritto
tutto mi apparteneva
io non ero di nessuno
e che io sia inciampata in questa frase proprio quando dentro di me stavano nascendo galassie e cicatrici
amo la me stessa di ieri con giudizio e con fatica, con severità implacabile, ma anche con tenerezza, incondizionatamente, che è poi l’unica forma di amore che riesco davvero a concepire
amo che tu mi abbia chiesto
che cos’è per me l’amore
proprio come se avesse una qualsiasi importanza
amo il ricordo del sole sulle piastrelle arancioni
e del miele nel caffè
amo la fatica necessaria di continuare a pensare che un giorno quello che amo mi salverà, ci salverà, di una salvezza domestica e buona, senza strappi, una salvezza che dica: ecco, adesso ti puoi riposare.
[questo post nasce dopo aver letto settecento volte una poesia di Alex Dimitrov, che è molto bella. Molto più bella di qualsiasi cosa io potrò mai scrivere. Ma del resto, io non scrivo poesie].
ti amo, figlia. mia meraviglia.
amore di mamma <3